Tesla: da startup a regina dell'S&P 500
Elon Musk, il cofondatore di PayPal, dopo aver rivoluzionato il mondo dei pagamenti online, dopo aver dato nuovo vigore alla ricerca sull’energia solare con SolarCity, dopo aver reso possibile il sogno di viaggi turistici nello spazio con SpaceX, ha lasciato la propria impronta anche nel settore automobilistico.
Fondata nel 2003, ad opera di Martin Eberhard e Marc Tarpenning, Tesla Motors è una startup che produce mezzi elettrici alimentati esclusivamente a batterie. Nel 2004, l’eclettico Elon Musk, costantemente alla ricerca di nuove sfide, dopo aver incassato circa 30 milioni di dollari dalla vendita di PayPal, decide di finanziare la start up Tesla acquistando una quota considerevole del suo capitale. La vera svolta avviene nel corso dei cinque anni successivi quando Musk, grazie a ottime relazioni personali, riesce a raccogliere capitali per oltre 180 milioni di dollari: risorse indispensabili per entrare nel mercato automobilistico mondiale e produrre la prima auto elettrica commerciale, la Tesla roadster.
Nell’ottobre 2008 ricopre il ruolo di CEO, intercetta un importante investimento da parte della Daimler nei primi mesi del 2009: 50 milioni di dollari per il 10% del capitale della società (Daimler venderà interamente la partecipazione nel 2014 incassando 780 milioni di dollari); nel giugno 2009 Tesla Motors riceve un finanziamento agevolato dal Governo statunitense (Presidente Barack Obama) per circa 500 milioni di dollari, necessari per lo sviluppo e la produzione iniziale della Tesla Model S e il 29 giugno 2010 la società debutta a Wall Street (Nasdaq), raccogliendo oltre 200 milioni di dollari al prezzo di 17 dollari per azione. La quotazione del titolo rimane pressoché invariata fino alla primavera del 2013, quando le azioni arrivano per la prima volta sopra quota 50 dollari, per toccare, poco dopo, i 100 dollari. Il motivo di questa esplosione nella quotazione è legato al successo che aveva riscontrato, tra la clientela, il nuovo modello di automobile: il Model S. Nonostante il calo delle quotazioni a fine 2013, causato dall’incendio di una Model S, la società di Elon Musk si aggiudica il premio per il miglior titolo mercato Nasdaq 100 per il 2013. Nell’ottobre del 2014 la guida automatica debutta all’interno dei veicoli Tesla e nell’anno successivo le prime Model X raggiungono i clienti. Sono segnali che il mercato premia: l’azione nel 2015 raggiunge il prezzo di 275$.
L’anno più complicato e buio della storia di Tesla si verifica però nel 2017 per diversi motivi. Il progetto Model 3, quello con cui Elon Musk voleva incrementare i volumi e portare l’auto elettrica alle masse, si trasforma in un inferno. Con una produzione tutta da organizzare e la liquidità di cassa ai minimi storici, l’azienda sfiora più volte la bancarotta. “Eravamo a un mese dal portare i libri in tribunale”, ha detto più tardi Musk, ricordando quel periodo. In quattordici anni di vita, non aveva prodotto mai utile, le perdite erano andate aumentando di pari passo con il numero di auto vendute: più aumentava il fatturato e più l’azienda perdeva, arrivando anche a segnare oltre 700 milioni di dollari di rosso, cosa che faceva dubitare molto rispetto alla possibilità di raggiungere almeno il pareggio contabile a fine dicembre 2017. Tuttavia, il valore delle azioni aveva continuato inesorabilmente la scalata fino a superare, ad aprile, i 350 dollari, segno che i vertici aziendali riuscivano a tenere a bada le preoccupazioni di un possibile fallimento. Il 14 giugno si tocca un nuovo massimo: 380,68 dollari. Poi il titolo ha dovuto affrontare un periodo di lenta discesa, avviando un trend ribassista, protrattosi per tutto il 2018 e oltre la prima metà del 2019. A settembre di due anni fa tocca un minimo di poco superiore ai 220 dollari ma con il Model 3, entrato finalmente in commercio, inizia una nuova era per Tesla.
L’auto colpisce il pubblico e viene apprezzata in tutto il pianeta. Le vendite crescono costantemente e Tesla inizia a generare ottimi numeri e, come se non bastasse, i governi e l’opinione pubblica iniziano a concentrarsi sempre di piú rispetto alle questioni di riduzione delle emissioni e di lotta al cambiamento climatico. Tesla, che continua a lavorare su nuovi modelli, a novembre 2019 stupisce il mondo con la presentazione del Cybertruck. Un flop mediatico globale: i finestrini in armor glass, un vetro rinforzato, indistruttibile, che non dovrebbe temere urti, alla prova di infrangibilità si comportano come dei normali finestrini, crepandosi in molti punti. Tuttavia, la figuraccia planetaria di Musk non è riuscita a scalfire il sentiment positivo degli stakeholders, infatti, nonostante tutto, a febbraio 2020 le azioni arrivano a 895 dollari.
2020: pandemia. Il pianeta cade nello scompiglio generale. Le Borse di tutto il mondo crollano e il titolo Tesla, il 18 aprile, è a 361,22 dollari. Con l’arrivo della primavera i mercati fortunatamente riprendono a crescere e, cavalcando il momento, il titolo avvia una corsa al rialzo inarrestabile che lo porta a fine agosto 2020 a 2.491,6 dollari. Il valore è talmente alto che i vertici aziendali decidono lo “split azionario”, ovvero un’azione viene divisa in cinque parti. In seguito a questa operazione il nuovo valore nominale è di 498,32 dollari.
A novembre 2020 Tesla è ormai la prima Casa automobilistica al mondo per capitalizzazione ed entra a far parte dell’S&P 500. Il 2020 si chiude con un’altra notizia bomba: Tesla ha consegnato mezzo milione di auto stabilendo un record assoluto. La seconda in classifica per vendite (naturalmente considerando solo il segmento elettrico) è Volkswagen con “sole” 220.000 vetture: una notevole differenza. Le azioni, il 26 gennaio, raggiungono un nuovo massimo storico di 883,09 dollari (che al netto dello split sarebbero 4.415.45 dollari).
Dopo l’exploit di gennaio 2021 il titolo inizia a calare. Il prezzo si riporta intorno ai 600 dollari e alcuni analisti iniziano a convincersi che Tesla sia destinata a rientrare all’interno di certi parametri perché in bolla. In effetti la Casa ha una capitalizzazione enorme, supera quelle delle dieci principali case automobilistiche sommate insieme. Tesla ha battuto le aspettative degli analisti nei primi tre trimestri del 2021: l’utile netto nel terzo trimestre è balzato a 1,62 miliardi. Quest’anno ha venduto fino ad ora circa 627.300 autovetture contro un totale 2020 di 499.550.
È una sorta di nuovo inizio per Tesla, che in poche settimane riprende a crescere a ritmi forsennati in borsa fino a toccare il nuovo massimo assoluto nella giornata del 25 ottobre: 1.024,86 dollari proprio quando Hertz conferma un ordine di 100.000 vetture elettriche alla Casa di Palo Alto. Si tratta dell’acquisto più grande della storia dell’auto elettrica e secondo le stime degli analisti di Bloomberg, questo contratto porterà nelle casse della multinazionale 4,2 miliardi di dollari.
Ora, davanti a tutto questo, la gente si pone diversi quesiti. Il primo, e forse il più importante, riguarda il fatto che sembra piuttosto strano che una Casa che produce meno di 1 milione di auto all’anno abbia un valore 10 volte superiore a colossi come Toyota o Volkswagen, che producono 10 milioni di auto. Però Tesla rappresenta, agli occhi di tutti, l’idea di futuro, e questo fa la differenza dato che i costruttori tradizionali sono ancora legati a concetti evidentemente vetusti. E poi c’è Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, un visionario che immagina un uomo multiplanetario nel prossimo futuro (per questo ha fondato SpaceX), uno straordinario comunicatore, tanto che Tesla, a livello pubblicitario sfrutta unicamente l’incredibile riscontro mediatico di ogni suo tweet. Sono fattori che in questo momento storico muovono i mercati e, con essi, enormi quantità di denaro. Numeri alla mano, dal debutto sul Nasdaq Tesla è cresciuta del 26.589,06%.