(Articolo pubblicato originariamente su Wewealth)
Proteggere il patrimonio e ottimizzare gli aspetti fiscali: match possibile
Per raggiungere una strategia di gestione patrimoniale e di pianificazione successoria in linea con le proprie aspettative occorre considerare anche gli ambiti secondari della vita del cliente, non solo legati agli aspetti patrimoniali o professionali. L’intervista a Paolo Devescovi, responsabile prodotti assicurativi e finanziari di Copernico Sim.
L’attuale contesto socioeconomico, caratterizzato da una crescente integrazione delle reti di interdipendenza tra soggetti economici, offre opportunità di investimenti pressoché infinite. Allo stesso tempo, le stesse linee di interconnessione tipiche della globalizzazione possono, alla luce di eventi comuni economicamente destabilizzanti – come la più recente crisi finanziaria e sanitaria -, mettere in pericolo i patrimoni delle famiglie e degli individui. In questo scenario, pertanto, assume particolare rilevanza il tema della pianificazione dei patrimoni e del portafoglio di investimenti. Diversificare gli investimenti per ottimizzare il passaggio generazionale, ricercare le migliori opportunità offerte dal nostro ordinamento a tutela del patrimonio e, al tempo stesso, implementare soluzioni per la copertura dei rischi a cui ogni soggetto – in modo diverso – è esposto, è essenziale per preservare e far crescere la propria ricchezza privata; per garantirsi la continuità aziendale; per gestire in maniera oculata e lungimirante il proprio potenziale economico.
Ebbene, sulla scorta di queste considerazioni, We Wealth ha chiesto un parere a Copernico Sim, punto di riferimento nella consulenza finanziaria in materia di investimenti, nonché realtà che vanta rilevante esperienza nell’aiutare i clienti, attraverso una mirata pianificazione del patrimonio, a individuare le soluzioni più adatte alle proprie esigenze. Sono senza dubbio numerose le soluzioni e gli strumenti offerti dal nostro ordinamento per migliorare l’asset allocation e ottimizzare il portafoglio in ambito fiscale. È importante, però, saperne fare ricorso. Ad esempio, afferma Paolo Devescovi, “grazie al supporto di un consulente esperto, è possibile raggiungere un’applicazione combinata di più soluzioni. L’integrazione di più strumenti può consentire di ottenere rilevanti risparmi, minori tassazioni e l’opportunità di compensare o differire l’imposta”. L’analisi della specifica posizione del cliente, pertanto, se effettuata da un professionista preparato “può consentire di minimizzare l’impatto fiscale anche in un variegato quadro d’insieme come quello italiano caratterizzato da una moltitudine di norme in continua evoluzione”.
Ebbene, è opportuno approfondire la questione dal punto di vista fiscale.
“Le gestioni patrimoniali offrono la possibilità di compensare i redditi diversi con i redditi di capitale” continua Devescovi “nel senso che entrambi concorrono al risultato di gestione calcolato a fine anno; in caso di plusvalenza si pagherà il 26%, mentre in caso di minusvalenza si possono portare a compensazione con eventuali plusvalenze nei quattro esercizi successivi. Se per esempio nella Gpm (gestione di patrimoni mobiliari) il cliente incassa delle cedole da una obbligazione, non c’è nessuna ritenuta alla fonte, ma si incasserà la cedola piena, e contribuirà al risultato finale di fine anno, momento in cui sono calcolate le imposte. Se nella Gpf (gestione patrimoniale in fondi), il gestore compra e vende in guadagno le quote di un fondo o di una Sicav o Etf (exchange Traded Funds) non calcola subito l’imposta, ma come nel caso delle cedole, sono inserite nel computo fiscale di fine anno”.
In entrambi i casi, si può affermare che nelle gestioni patrimoniali c’è un’efficienza fiscale ma le tasse sono pagate annualmente quindi anche sulle plusvalenze non ancora realizzate con la vendita; mentre “se si ha una diversificazione in Fondi, Sicav o Etf e non una gestione patrimoniale, si paga al momento della liquidazione e, di conseguenza, negli anni in cui si mantiene l’investimento, si posticipa il pagamento delle imposte sui redditi al momento della liquidazione”.
Ad ogni modo, per raggiungere una strategia di gestione patrimoniale efficiente e di pianificazione successoria in linea con le proprie aspettative occorre partire da un’analisi dettagliata del cliente e di tutto ciò che gli sta attorno sia sotto il profilo patrimoniale, professionale che personale. Solo una attenta conoscenza anche di aspetti apparentemente secondari può consentire di mettere in luce eventuali criticità latenti, a cui sia possibile, poi, trovare soluzione. Tutto ciò considerato, è opportuno comprendere se e in che modo è possibile far convivere gestione patrimoniale e gestione assicurativa: si tratta di un match possibile ed efficiente?
Questa convivenza, dice Devescovi, non è solo possibile ma è indispensabile. “Riuscire a coniugare i punti di forza della gestione patrimoniale con quelli fiscali dei prodotti con veste assicurativa consente di ottimizzare le performance finanziare e le tutele anche in ambito successorio”.
“I due settori non sono e non devono essere visti in antitesi l’uno all’altro ma complementari al raggiungimento del medesimo obiettivo. Ad esempio, nei prodotti con veste assicurativa (e ad elevato contenuto finanziario) oltre al differito del Capital Gain al momento del riscatto o liquidazione mortis causa si ottiene la totale compensazione tra le plus e le minusvalenze, cosa non possibile invece nel risparmio gestito. Inoltre, l’esatta aliquota su cui applicare il capital gain (12,5% o 26%), che verrà applicata in modo differito, sarà ponderata in funzione dell’asset presente alla data del 31 dicembre, considerando gli effettivi pesi dei singoli sottostanti finanziari. Quindi se alla data del 31 dicembre, ad esempio, si avesse un asset prevalentemente investito in titoli di stato l’aliquota sarà prossima al 12,5%, indipendentemente dai pesi dell’asset nel restante periodo dell’anno, anche se questi avessero una aliquota del 26%. Infine, è bene rilevare che in termini successori l’imposta sul trasferimento del patrimonio – ad oggi sino all’8% – non viene applicata”.