Un'analisi a cura di Thomas Candolo, Ufficio Studi di Copernico SIM, sulla possibile riduzione degli stimoli monetari e dei relativi effetti sui mercati.
I funzionari della FED sembrano posizionare le pedine per iniziare l’avvio del “tapering” ovvero il rallentamento, da parte della Banca Centrale statunitense, del ritmo di acquisti di asset sul mercato secondario (nell’anno della crisi pandemica la Fed ha iniziato ad acquistare titoli, principalmente titoli di stato, ad un valore pari a centoventi miliardi di dollari al mese). Lo scopo è quello di limitare le immissioni di nuova liquidità nel sistema economico-finanziario già surriscaldato, secondo alcuni pareri autorevoli. Quello che preoccupa i funzionari della Banca Centrale è l’aumento del tasso di inflazione core (quel tasso epurato dalle componenti più volatili ovvero energetici ed alimentari) che si dimostra più duraturo del previsto. Naturalmente l’acquisto di obbligazioni da parte della Fed esacerba queste pressioni stimolando la domanda e creando le basi per aspettarsi probabilmente una riduzione degli acquisti. Molti analisti temono la promulgazione di un piano di riduzione nella riunione che la FED terrà il 21 settembre.
Gli effetti di una possibile riduzione degli stimoli trapelata a luglio si sono immediatamente ripercossi sui mercati valutari, con un rafforzamento del dollaro nei confronti dell’euro (da giugno ad oggi il dollaro si è apprezzato nei confronti dell’euro di quasi il 4 % fonte Bloomberg); tuttavia il tapering sembra non essere l’unico “spauracchio” dei mercati. La variante Delta del Covid, che potrebbe far scattare altri lockdown, e la crescita della Cina non più esplosiva come un tempo, perchè vessata da pesanti strette normative che penalizzano le big tech asiatiche (Alibaba, Tencent e Pinduoduo in primis), potrebbero alimentare ulteriormente l’incertezza mondiale.
Le avvisaglie di un possibile intervento del Presidente Powell nel sistema monetario sembrano non aver scalfito il “bull sentiment” dei mercati azionari statunitensi che continuano a crescere e a battere ogni record. I fattori che hanno contribuito a queste performance sono stati molteplici come, ad esempio, i bilanci aziendali solidi e le positive stagioni degli utili, che hanno toccato livelli al di sopra delle aspettative mentre i mercati obbligazionari, soprattutto quelli statunitensi dei Treasury, potrebbero subire conseguenze positive dall’eventuale tapering con aumento della curva dei rendimenti nei prossimi mesi.
Gli operatori temono però che la riduzione degli acquisti di bond da parte della FED sia una prima avvisaglia per posizionare la Fed verso un aumento dei tassi di interesse. Infatti, qualora i fondamentali dell’economia statunitense si rafforzassero ulteriormente nel 2022, un intervento sarebbe auspicabile in quanto un eccessivo surriscaldamento dell’economia potrebbe portare ad una esplosione dell’inflazione, già su livelli piuttosto elevati.
Di un fattore però non si è tenuto conto nell’analisi ovvero la variante Delta del Covid. Questa variante, purtroppo, crea incertezza che, sommata ad un intervento troppo prematuro e di ampia portata dello stimolo monetario, potrebbe avere delle conseguenze piuttosto impattanti nell’economia statunitense. Powell, nel suo ultimo intervento tenuto a Jackson Hole il 27 agosto, ha trasmesso un messaggio di prudenza davanti alle incognite che si mantengono sullo sfondo: da un lato l’inflazione che preoccupa l’economia internazionale, dall’altro la pandemia che continua a minacciare una ripresa duratura. Ha specificato che l’economia a stelle e strisce è sulla strada giusta per riassorbire completamente il crollo avvenuto l’anno scorso causa Covid tuttavia, nell’immediato, sembra non considerare la possibilità di limitare gli stimoli, di conseguenza, come sempre, consigliamo attenzione e comportamenti prudenti.