L'approfondimento del nostro analista finanziario Thomas Candolo del nostro Ufficio Studi.
Articolo pubblicato anche su Bluerating.
Con il termine “Paesi emergenti” si individuano quelle economie in fase di sviluppo che si cimentano in un’accelerata crescita e industrializzazione. Tali nazioni, frequentemente contraddistinte da un reddito pro-capite relativamente basso, attraversano significativi cambiamenti nei settori economico, sociale e politico, risultando attraenti per gli investitori.
L’indice globale che segue i Paesi emergenti è l’MSCI Emerging Markets (MSCI EM $), il quale ha registrato nel 2023 una performance positiva del 10%, secondo dati forniti da Bloomberg. All’interno di questo indice, i Paesi con la maggiore rappresentanza sono la Cina al 26%, seguita da India e Taiwan con oltre il 16%, dalla Corea del Sud con il 13%, e dal Brasile con il 5%.
Nel 2023, il prodotto interno lordo (PIL) della Cina ha registrato una crescita inferiore alle aspettative, attestandosi al +5,2%, appena sopra il target del 5% stabilito dal governo di Pechino. Attualmente, il Paese del dragone mostra diversi segnali di debolezza e un clima generale negativo. A dicembre 2023, i prezzi al consumo sono diminuiti dello 0,3% su base annua, come i prezzi alla produzione che hanno registrato una contrazione annuale del 3%.
Settori chiave come quello immobiliare e delle infrastrutture, che hanno svolto un ruolo significativo nell’ascesa economica cinese degli ultimi quarant’anni, stanno attraversando difficoltà a causa di investimenti ritenuti improduttivi. Ad esempio, Evergrande, colosso del settore immobiliare cinese, avendo accumulato miliardi di debiti pari al 2% del PIL cinese a causa di progetti immobiliari residenziali rimasti poi invenduti, ha dichiarato bancarotta e presentato istanza di fallimento a New York durante l’estate.
Nonostante le attuali difficoltà la Cina rimane un Paese altamente integrato nell’economia globale e si distingue per la sua notevole innovazione. Il Paese vanta un ruolo predominante nella filiera delle energie rinnovabili, con la produzione dell’80% dei pannelli solari a livello mondiale, detenendo inoltre il 75% della capacità produttiva globale di celle per batterie.
A fine 2023, il settore automobilistico cinese ha consegnato un impressionante volume di veicoli – circa 30 milioni – evidenziando la crescente forza di questa industria nel contesto globale. Le case automobilistiche cinesi hanno tratto considerevoli vantaggi dall’abbandono del mercato russo da parte di importanti gruppi automobilistici occidentali quali Volkswagen, Toyota, BMW e Mercedes in seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel 2022. Le 5 milioni di vetture cinesi esportate in Russia hanno colmato il vuoto lasciato dai grandi player internazionali dell’automotive, contribuendo a rafforzare e consolidare il settore.
Un evento significativo, sempre nel panorama automobilistico, è rappresentato dal successo di BYD, acronimo di Build Your Dreams, azienda cinese specializzata nella produzione di veicoli elettrici e di batterie al litio, che nell’ultimo trimestre ha superato la ben più famosa Tesla nelle vendite di auto elettriche. È un momento storico in quanto si testimonia il primo sorpasso della casa automobilistica cinese nei confronti della controparte americana.
Le valutazioni della Cina sono attualmente molto basse: la borsa cinese scambia a 11 volte gli utili (si fa riferimento al rapporto prezzo/utili dell’indice FTSE China A50 Index), lo stesso livello toccato nel lontano 2015. Tuttavia, le politiche governative hanno la flessibilità necessaria a sostenere l’economia e sebbene il mercato non sia privo di rischi, riteniamo che in questo momento vi sia un pessimismo eccessivo sul Paese del dragone che è pur sempre un’economia da 18.000 miliardi di dollari che cresce annualmente di un valore tendenziale al 5%.
Il secondo Paese più significativo tra i Paesi Emergenti è l’India, che rappresenta il 16% dell’indice MSCI Emerging Markets (MSCI EM). L’economia indiana sta registrando una notevole crescita, con tassi che si avvicinano all’8%, e le previsioni indicano che questa tendenza si manterrà nei prossimi anni, sostenuta anche dagli investimenti diretti esteri, migrati sempre più dalla Cina verso l’India.
La solida economia indiana è un punto di forza della regione asiatica, Giappone escluso, e ci aspettiamo che continui a rafforzarsi. Riteniamo che stia raccogliendo i frutti delle riforme strutturali degli ultimi anni che includono misure volte ad aumentare il gettito fiscale e quindi a migliorare la posizione fiscale del Paese.
L’India può contare inoltre su una popolazione giovane e in aumento, una manodopera abbondante e a buon mercato e un tasso di urbanizzazione molto basso che potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità di produttività nel medio periodo, visti gli alti rendimenti del settore.
Oggi il Pil indiano è molto inferiore a quello cinese, ma si prospetta che nei prossimi cinque anni il contributo indiano alla crescita globale sarà superiore al 12%. Quest’anno, ad esempio, il Pil dell’India ha superato quello del Regno Unito, e si stima che entro il 2035 potrebbe raggiungere il terzo posto dietro a Stati Uniti e Cina.
Il primo ministro Narendra Modi ha investito molto sulle infrastrutture digitali. Con 881,25 milioni di utenti su Internet, l’India è il secondo Paese al mondo per numero di navigatori di internet dopo la Cina. Esiste infatti un’infrastruttura pubblica digitale molto evoluta che gestisce sistemi di dati avanzati per garantire ai cittadini l’accesso online di documenti essenziali come dati fiscali, certificati di vaccinazione, ecc. Nel 2024 la Corea del Sud e Taiwan continueranno ad investire nella prolifica industria dei semiconduttori, nella quale insieme ricoprono più del 20% della produzione globale. La Corea del Sud incrementerà la sua quota nel settore, che attualmente è del 9,4%, fruendo di un piano di investimento annunciato recentemente dal Presidente Yoon Suk Yeol da 470 miliardi di dollari che coinvolgerà colossi come Samsung e Hynix.
Il controllo delle catene di approvvigionamento dei microchip sarà cruciale per il futuro, non solo per l’industria della telefonia e dell’automotive, ma anche per settori strategici come la difesa e le frontiere più avanzate dell’Intelligenza Artificiale. La Corea del Sud si colloca così in una posizione chiave nel panorama tecnologico globale, contribuendo in modo significativo alla produzione e allo sviluppo di componenti fondamentali per una vasta gamma di settori industriali.
L’America Latina ha chiuso il 2023 con un incremento medio relativo del pil del 2,1% e una prospettiva di crescita stimata per il 2024 al 1,8%. Le Nazioni più virtuose sono state Panama al +6%, il Costarica +4%, il Paraguay a + 4,5%, Messico al +3% e il Brasile intorno al 3%; fanalino di coda è l’Argentina, che ha chiuso l’anno con -2,5% e un’inflazione vicina al 200%.
Si prevede che la maggior parte dei Paesi Emergenti abbia già raggiunto, o raggiungerà a breve il picco dei tassi di inflazione: le banche centrali cominceranno dunque a tagliare i tassi, come sta avvenendo in Brasile, e quindi contribuiranno alla ripresa dei mercati.
Nel complesso, sia il debito che le azioni dei Mercati Emergenti offrono un’esposizione in Paesi con una crescita economica superiore rispetto alla media mondiale e una leva finanziaria inferiore rispetto alle economie dei Mercati Sviluppati. Sono economie sulle quali esporsi con accortezza: negli ultimi trent’anni l’azionario paese emergenti ha reso quasi il 300% nonostante il maggiore drawdown relativo avvenuto nella storia del 66%.
È preferibile, al fine di limitare la volatilità del portafoglio, un approccio all’investimento mediante piano di accumulo o switch programmato all’interno sia del comparto azionario che di quello obbligazionario.